Gli studi dentistici sono molto sicuri, anche con la variante Delta. L’opinione del Prof. Lamberto Manzoli

La sicurezza degli studi odontoiatrici, sia per i pazienti che per i professionisti e il personale sanitario ausiliario, è stata confermata a più riprese. I dentisti italiani utilizzano misure e protocolli di sicurezza severi, da ben prima che il Covid-19 facesse la sua apparizione.

Con la pandemia queste misure sono state rafforzate e adeguate alla specificità della situazione, questo ha consentito agli Odontoiatri di rimanere a disposizione dei propri pazienti con problemi urgenti, anche durante la fase più critica del lockdown.

ANDI, a fronte della mancanza di certezze scientifiche, aveva commissionato, in collaborazione con SISOPD (Società Italiana Stomatologia Odontoiatria Protesi Dentaria), uno studio alle Università di Ferrara e di Milano relativo al rischio di trasmissione del Coronavirus negli studi odontoiatrici. Al termine della ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of the American Dental Association, è stato confermato come tale rischio, in virtù delle precauzioni adottate, sia drasticamente minimizzato (Leggi l’articolo QUI).

La ricerca è stata coordinata da Lamberto Manzoli, medico epidemiologo, Professore ordinario e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara, al quale oggi è stato chiesto se e come, con l’avvento della variante Delta, questo scenario potesse essere cambiato.

“La contagiosità della variante Delta è più alta, essendo sufficiente una quantità minore di virus per la sua trasmissione ma, se negli studi odontoiatrici sono mantenute le misure adottate fino ad oggi, la probabilità di contagio resta comunque molto bassa.

Quando è stata realizzata la ricerca, i virus che riuscivano a circolare nell’area operativa di uno studio che applicava le adeguate misure protettive (ancora in essere oggi) erano prossimi allo zero. Era, dunque, molto difficile contagiarsi prima e lo è anche ora, anche con la variante Delta. In base ai dati, aggiornati a circa due mesi fa e relativi ai contagi trasmessi in ambito odontoiatrico, gli studi restano luoghi di elevata sicurezza”.

È di grande attualità il tema del Green Pass e della sua validità temporale, con la sua estensione a 12 mesi.

“Credo che sia una decisione di buon senso –conferma Manzoli- e io sono assolutamente concorde, anche perché non sappiamo ancora quanto veramente duri l’immunità ed è probabile, da studi che abbiamo fatto anche noi e che sono in fase di prossima pubblicazione, che l’immunità naturale duri ben più di un anno, nella maggioranza delle persone. Ovviamente questo aspetto non mette al riparo dalle varianti, ma ritengo che l’estensione a 12 mesi sia una misura logica, che appare giustificata”.

La validità dell’immunità vaccinale è un altro tema caldo, alla luce delle ipotesi di somministrazione di una terza dose, ipotizzata già da ottobre per i soggetti più a rischio.

Su questo argomento il Prof. Manzoli ipotizza che “Se i vaccini sono efficaci rispetto alla variante Delta, non c’è bisogno della terza dose o, almeno, non c’è la necessità ad oggi. Se, invece, i vaccini non sono efficaci rispetto a questa variante, la terza dose è priva di senso, perché noi andremmo a somministrare un’altra dose di un vaccino che non è efficace per tale variante. Al momento, non essendovi ancora dati attendibili relativamente all’efficacia dei vaccini per la variante Delta, e sulla durata della protezione, non sussistono le basi scientifiche e logiche per giustificare una terza dose. Sarebbe peraltro un paradosso: si somministra la terza dose perché si ritiene che l’immunità non duri oltre i 6-9 mesi, mentre si allunga la durata del Green Pass a 12 mesi, assumendo quindi che la protezione duri almeno a 12 mesi. Infine, dato che ci sono ancora milioni di persone che non hanno avuto la prima dose di vaccino, userei i vaccini disponibili per accrescere il numero di prime vaccinazioni. Ovviamente, il discorso sarebbe completamente diverso se fossero sviluppati vaccini specifici contro la variante Delta; in questo caso una terza dose sarebbe molto utile”.

Va sottolineato che le indicazioni operative elaborate dal Comitato Tecnico Scientifico per l’Odontoiatria non sono mutate e che permangono vigenti fino a diversa comunicazione.