Caso Dentix, ANDI richiede interventi urgenti e risolutivi

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L’intervista con il dottor Massimiliano Mangiarotti

I fatti sono ormai noti. Una catena odontoiatrica che non riapre i battenti dopo aver sospeso l’attività durante l’emergenza Covid,e tanti clienti che si sono trovati le serrande chiuse e le cure interrotte. Una vicenda che ha coinvolto anche diversi cittadini pavesi e che rischia di avere conseguenze spiacevoli. Ne abbiamo parlato con il dottor Massimiliano Mangiarotti, dentista e consigliere provinciale della sezione pavese dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI).                                 

In seguito a questa vicenda si è parlato molto dei pazienti che non hanno potuto riprendere le cure odontoiatriche: qual è il punto di vista di ANDI Pavia?

“Il punto centrale è l’alleanza terapeutica dentista-paziente: soltanto dalla costante applicazione di questa alleanza si può impedire che accadano situazioni come questa. ANDI Pavia è da sempre impegnata in prima linea per garantire la tutela della salute orale dei cittadini, così come del lavoro degli odontoiatri e dei lavoratori impiegati nel settore”.                              

  Cosa consiglia a chi deve effettuare delle terapie odontoiatriche?

«Innanzitutto di non fidarsi di pubblicità spesso ai limiti dell’inganno: questi atteggiamenti prettamente commerciali ischiano di porre la salute in secondo piano. In uno studio ANDI si è trattati da pazienti, non da clienti, e si possono trovare competenza e preparazione sia dal punto di vista culturale che normativo, oltre che medico ovviamente”.     

 Perché anche i suoi colleghi sono colpiti da quanto accaduto?

“I pazienti sono i primi, ma non sono i soli a soffrire per questa situazione. Poco si parla infatti degli odontoiatri che rischiano di ritrovarsi in seria difficoltà.Oggi, in Italia, una società può aprire i battenti senza dare garanzie sia nei confronti dei pazienti sia dei colleghi che lavorano nella struttura. È senz’altro un danno per tanti, ma da questo male può nascere un messaggio utile alla professione”.

Che insegnamento si può ricavare da tutto questo?

“Che non tutto è come appare nelle pubblicità, per quanto riguarda i pazienti. Per molti giovani odontoiatri, invece, l’insegnato che si può trarre da questa situazione è che mai come ora il momento è propizio per mettersi in proprio. Un vero professionista crea un legame con le persone che ha curato, non li considera semplici clienti a cui ha venduto qualcosa, ma pazienti di cui ha salvaguardato la salute”.

Come è necessario intervenire per evitare il ripetersi di episodi come questo, secondo voi?

“Si tratta di problematiche ampie e articolate, sulle quali ANDI continua a richiedere un intervento legislativo definitivo, indicando anche le soluzioni già perseguibili: è dovere di tutti non consentire che i fallimenti delle catene odontoiatriche tornino a riproporsi lasciando migliaia di pazienti e di lavoratori senza tutela alcuna. Oggi l’argine e il rimedio li abbiamo già: sono costituiti dallo strumento delle Società  tra Professionisti. È necessario un provvedimento normativo che obblighi chi vuole fare società in ambito odontoiatrico a destinare i due terzi delle quote a odontoiatri, che possano dare garanzie da un punto di vista deontologico ed economico. Le Società tra professionisti, infatti, devono essere iscritte agli Ordini, e rispettare le legislazioni e le norme di natura ordinistica» .