Cosa c’è nella delega per la riforma fiscale

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Il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, approvato dal Consiglio dei Ministri, disegna le linee di indirizzo che dovranno essere seguite nella revisione del sistema tributario italiano. Revisione che, secondo il testo presentato dal Governo, dovrà abbracciare le principali imposte del sistema tributario italiano – irpef, addizionali, ires, irap e iva – nonché la riorganizzazione del sistema nazionale della riscossione e del catasto. Un programma che appare decisamente ambizioso, anche se il disegno di legge delega è molto vago nell’individuare gli specifici interventi che saranno concretamente eseguiti per realizzare tali indirizzi.

In particolare, per quanto riguarda i liberi professionisti sono molto rilevanti gli interventi sull’irpef e sulle addizionali nonché, per le strutture più organizzate (studi associati, STP), quelli sull’IRAP.

Relativamente alla tassazione dei redditi prodotti dalle persone fisiche il DDL delega opta per il cosiddetto sistema “duale”, una scelta che in linea di massima dovrebbe contemplare:

  • che i redditi da lavoro, dipendente e autonomo, rimangano assoggettati all’attuale progressività;
  • che le altre tipologie reddituali (in particolare quelli derivanti dall’impiego di capitale, anche nel mercato immobiliare) vengano tassate mediante l’applicazione di un’unica aliquota proporzionale (che potrebbe coincidere con l’aliquota più bassa dell’IRPEF).

Il testo prevede, inoltre, senza specificarne le modalità, che saranno soggetti alla medesima tassazione proporzionale anche i redditi generati “dall’impiego del capitale nelle attività di impresa e di lavoro autonomo condotte da soggetti diversi da quelli a cui si applica l’imposta sul reddito delle società”. In merito occorrerà attendere i decreti legislativi delegati per comprendere quale sarà il punto di caduta di tale indirizzo, considerando che risulta particolarmente arduo distinguere redditi di capitale e redditi di lavoro quando vengono generati congiuntamente nell’ambito della medesima attività.

Per quanto attiene specificamente all’IRPEF, il DDL delega – confermando l’attuale modello ad aliquote crescenti su scaglioni di reddito – individua quale obiettivo prioritario la diminuzione delle aliquote medie effettive e delle variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive. Tale obiettivo potrebbe essere perseguito, come paventato da alcuni addetti ai lavori, attraverso la riduzione delle attuali aliquote nominali, in particolare quella del terzo scaglione, attualmente al 38%. Un intervento così limitato, tuttavia, non sarebbe utile a recuperare l’equità orizzontale del modello, ovvero, semplificando, la concreta applicazione del principio secondo cui a parità di reddito si paga la medesima imposta. Se, infatti, a 20mila euro di reddito un professionista versa un’imposta quasi doppia rispetto a un lavoratore dipendente, occorrerebbe intervenire non tanto (o non soltanto) sul valore delle aliquote ma piuttosto sull’armonizzazione delle detrazioni e sull’assorbimento dei cosiddetti “bonus”. Intervento che dovrebbe essere accompagnato, evidentemente, anche dalla soppressione delle distorsioni prodotte dal regime forfettario, di cui, tuttavia, il DDL delega non si occupa.

Particolarmente interessante, poi, il riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito all’interno del nucleo familiare, ai quali, al fine di agevolarne l’ingresso nel modo del lavoro, dovrebbero essere riservate specifiche misure di favore, al momento non specificate. Molto vago, inoltre, il proposito di mettere mano al riordino delle deduzioni e delle detrazioni, che ipoteticamente potrebbe interessare anche le fattispecie afferenti le spese sanitarie. Sul punto è bene precisare che l’intervento su deduzioni e detrazioni, anche in un contesto generale di taglio delle aliquote, potrebbe generare un incremento dell’imposta.

Per quanto attiene alle addizionali irpef, regionali e comunali, il DDL Delega ne prevede la trasformazione in “sovraimposte”. Anche in questo caso risulta impossibile prevedere gli effetti di tale manovra a causa dell’estrema vaghezza del testo della delega, che si limita a specificare che il nuovo modello dovrà garantire il medesimo gettito dell’attuale.

Molto concise, infine, le disposizioni in materia di revisione dell’imposta regionale sulle attività produttive: se, infatti, viene previsto il graduale superamento dell’IRAP, viene precisato che esso dovrà avvenire nell’ambito della revisione dell’irpef e dell’ires. Il che, presumibilmente, dovrebbe portare non tanto a una soppressione tout court dell’imposta, ma a una sua sostituzione con specifiche addizionali (o sovraimposte) IRPEF e IRES. Con il pericolo che coloro che oggi non sono assoggettati a IRAP – ovvero i professionisti che operano senza autonoma organizzazione – domani possano rientrare tra i soggetti passivi della suddetta addizionale IRPEF.

Andrea Dili
Dottore Commercialista