Digitale e glocal: ecco la nuova formazione ANDI

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Il segretario culturale Virginio Bobba: numeri da record durante il lockdown

“È nella crisi che sorgono inventiva, scoperte e grandi strategie”, dice Virginio Bobba, facendo sua la massima di Albert Einstein e descrivendo come, con prontezza di riflessi, in piena pandemia, siano stati rimodulati gli assi portanti della formazione targata ANDI.

“Il profondo cambiamento che sta vivendo la nostra professione ha nel contempo modificato la fruizione dei contenuti formativi. Il lockdown ha posto la comunità di professionisti ANDI dinanzi alla inusuale, inaspettata e soprattutto forzata prospettiva di avere del tempo: i colleghi hanno risposto più che positivamente individuando nella nuova quotidianità non più fatta di visite e ambulatorio, comunque una vicinanza con la professione ed hanno utilizzato il tempo sospeso per implementare il proprio aggiornamento professionale”.

Il Covid-19 ha modificato le dinamiche di erogazione della cultura odontoiatrica?

“Con lo stop alla formazione residenziale, per garantire la necessaria continuità, formativa abbiamo potenziato ed implementato i corsi FAD su cui ANDI aveva già una sua expertise conclamata.

La linea dell’esecutivo è stata vincente: abbiamo garantito pacchetti da 5 corsi FAD gratuitamente ai soci e per la prima volta, (offerta valida fino al primo giugno) lo sconto del 50% sul prezzo già ribassato per il socio ANDI, per i non soci”.

Come ha risposto la comunità?

“È stato un grande successo: l’allargamento del recruiting ha avuto come risultato più di 30 mila iscritti ai corsi all’inizio di maggio. Quindi, un grande impegno per la segreteria culturale e una grande risposta dei soci che hanno decisamente apprezzato l’iniziativa”.

Capitolo argomenti: oltre alle materie preesistenti come avete agito sulle dinamiche del Covid-19?

“Abbiamo sensibilizzato i colleghi a seguire i corsi FAD Covid-19 di Fnomceo e ISS per ottimizzare risorse ed energie, in una parola per essere sinergici con l’Istituzione ordinistica, siamo comunque già al lavoro per corsi nuovi “taylor made” sulle principali tematiche della professione odontoiatrica che lanceremo dai prossimi mesi sulla nostra piattaforma”.

Il test fatto in emergenza ha evidenziato pregi e difetti della formazione digitale?

“Noi odontoiatri siamo abituati alla fisicità con il paziente e tra di noi in ambito formativo incentivata dalla discussione vis a vis. La fruizione remota ha come vantaggio la cosiddetta formazione asincrona: mi formo quando voglio on demand.

Stiamo lavorando con il nostro fornitore informatico, che ha costruito la nostra piattaforma, per realizzare corsi ECM online come se fossero corsi residenziali: il relatore dalla propria sede accoglierà un numero massimo di 200 partecipanti a sessione che devono essere registrati come in un corso fisico con tracciamento della presenza interattiva e filtri per accertarsi della frequenza (dati che poi rendicontiamo all’AGENAS). C’è più partecipazione durante un corso digitale (condivisione documenti, interattività in un click). Il futuro immediato degli eventi sarà misto con investimenti economici e risorse umane. “L’Italia è lunga e stretta” scriveva qualcuno: siamo dinanzi al superamento della vecchia concezione solo fisica degli eventi come suggerito da una recente nota di Federcongressi che propone di riprendere con un numero massimo di partecipanti proporzionale all’area occupata”.

Non solo ECM: il nuovo fronte si chiama “La Cultura in un Click”.

“Si tratta di un’idea realizzata in emergenza con Marco Colombo, (Responsabile Scientifico ANDI Servizi), che ha incontrato una risposta positiva inimmaginabile nelle premesse. Video corsi gratuiti dai professionisti più cliccati sul web: è già diventato la nostra “happy hour” digitale per allargare la formazione con uno strumento plug and play sempre a disposizione, soprattutto delle giovani generazioni. Casi clinici, tecniche operatorie, approcci diagnostici: il racconto delle esperienze per condividere a pieno l’odontoiatria. Per questa iniziativa mi fa molto piacere evidenziare la gara di solidarietà di molti autori e delle società scientifiche che con la loro fattiva collaborazione hanno reso possibile la realizzazione del progetto”.

Il superamento dei confini geografici attraverso la rete non rischia di affievolire la voce delle sezioni provinciali?

“Abbiamo sul tavolo proposte concrete per evitarlo: vorremmo demandare alle sezioni la funzione di coordinamento e reclutamento dei colleghi attraverso il dialogo con i segretari provinciali. L’obiettivo è far consorziare tra loro le sezioni provinciali vicine con numero di iscritti non paragonabile alle grandi città. In tal modo il digitale sarà al servizio del locale per creare una formazione glocal”.