La necessità di un comune approccio nella somministrazione degli antibiotici in odontoiatria

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L’AMR, acronimo internazionale che indica l’antibiotico resistenza, non è solo un problema italiano ma è esteso a livello globale. Già da tempo, tutte le istituzioni mondiali hanno lanciato l’allarme riguardo tale emergenza. Per questo, anche FDI, l’organizzazione mondiale che rappresenta la professione odontoiatrica, si è impegnata nel contrasto a questo fenomeno.

È stimato che i dentisti siano il 10% degli utilizzatori di antibiotici in prescrizione delle terapie. Diventa quindi imprescindibile che il dentista debba essere tra quelli più aggiornati nel corretto utilizzo e soprattutto educhi i propri pazienti e in generale diffonda nella popolazione che l’utilizzo inappropriato, non solo li rende inefficaci, ma diventa un reale pericolo per la salute.

FDI adottando questo “action plan” insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità si è data come obiettivo di: ottimizzare l’uso degli antimicrobici implementandolo in tutti i settori.

Ottimizzare l’uso degli antibiotici in odontoiatria è impresa difficile perché sia i prescrittori che gli utilizzatori sono poco informati sulla appropriatezza e sulla posologia non essendoci Organi di controllo supervisori e se esistono sono di Paese in Paese diversi.

Si è stimato ad esempio che ben 81% delle prescrizioni nel Regno Unito siano risultate inappropriate, o per le non corrette implicazioni cliniche o semplicemente perché non necessarie.

Già nel 2014 la British Dental Association aveva dichiarato i seguenti principi:

  • in odontoiatria, di solito, ci sono interventi che possono essere usati come trattamenti di prima linea piuttosto che la prescrizione di antibiotici;
  • l’odontalgia è una condizione infiammatoria, in primis, che può essere trattata con un appropriato uso di analgesici o corretti interventi loco regionali;
  • è importante educare e comunicare al paziente che le scelte terapeutiche fatte sono state decise per il trattamento del dolore e che, quindi, l’antibiotico non ha efficacia immediata e che può non essere necessario.

Questo approccio ragionato previa corretta anamnesi, diagnosi, descrizione del piano terapeutico con consenso, spesso si scontra con l’ansia e lo stress dei pazienti che, per conto loro, pensano fermamente che gli antibiotici possano risolvere i loro problemi, specialmente se poi si devono sottoporre al trattamento odontoiatrico, meglio una compressa che una estrazione, incisione e drenaggio d’ascesso o trattamento canalare.

Se poi chiaramente il dentista nega la necessità dell’antibiotico terapia, la frustrazione aumenta quando il paziente si rivolge o al medico di base o al pronto soccorso che ovviamente in modo inappropriato lo prescrivono, aggiungendo, inoltre che tempi e posologia li gestisca autonomamente il paziente stesso, in base alle sue convinzioni.

L’Antibiotic Stewardship diventa quindi una necessità educazionale rivolta ai medici, dentisti, infermieri, veterinari e pazienti.

In Italia il consumo degli antibiotici è il più alto nella media europea. I più recenti dati EARS-Net (2019) indicano che la resistenza alla meticillina negli isolati invasivi di Staphylococco Aureus è superiore al 30%, ai fluororochinoni negli isolati invasivi di escherichia coli tra il 40 e 50% e negli isolati invasivi di Klebsiella pneumoniae superiore al 25%.

Ecco che è stato costituito in Italia il PNCAR, Piano Nazionale Contro Antibiotico Resistenza, altrimenti nel prossimo decennio non avremo più un antibiotico realmente efficace.

FDI, quindi, lancia l’appello a coordinarsi con ANDI e Ministero della Salute per divulgare questa problematica e combattere tutti insieme l’antibiotico resistenza, ne va della salute futura di noi tutti.