L’impatto del nuovo tasso di interesse legale su tasse e contributi

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Il Mef, Ministero dell’Economia e delle Finanze ha decretato l’innalzamento del tasso di interesse legale dal precedente 0,1% all’1,25% per tutto il 2022. L’aumento viene calcolato sulla base del rendimento medio lordo per anno dei titoli di Stato non superiori a 12 mesi e del tasso di inflazione che, a seguito dei recenti incrementi, ha raggiunto a dicembre 2021 il 3,9%.

Questa variazione impatta principalmente sulle dilazioni dei pagamenti delle tasse e dei tributi, cioè sulle rate delle imposte dirette previste dalla dichiarazione dei redditi se il contribuente decide di non pagare in un’unica soluzione. Sull’importo delle rate si applicherà da ora l’interesse dell’1,25% annuo.

Altrettanto sarà sul cosiddetto ravvedimento operoso, cioè sull’istituto previsto dalla legge che riguarda i casi di ritardo nel pagamento di tasse, imposte e tributi prima di aver subito un accertamento. D’ora in avanti, dunque, chi paga in ritardo dovrà calcolare di aggiungere il nuovo tasso di interesse, applicato a partire dal 1° gennaio 2022, mentre per gli anni precedenti rimane il tasso previsto per quell’anno.

Il tasso di interesse legale si applica anche in caso di ritardo nel versamento dei contributi assistenziali e pensionistici da parte di imprese e lavoratori. Per contro, lo stesso vale per gli interessi sulle pensioni, sulle prestazioni e sulle indennità corrisposte dall’Inps ai diretti interessati in ritardo rispetto alla prima data utile di decorrenza.

L’aumento del tasso di interesse legale si applica sui depositi cauzionali delle locazioni che vanno versati a fine anno all’inquilino. Infine, influenza anche i coefficienti per determinare le imposte sull’atto di cessione dei diritti di usufrutto di un immobile a vita, considerando che il valore dell’usufrutto si calcola moltiplicando il valore della piena proprietà per il tasso di interesse legale (1,25%) e per il coefficiente stabilito in base all’età del beneficiario.