“Noi in Sicilia ancora in Fase 1” Andrea Cannavò, Presidente ANDI Sicilia, spinge per un tavolo di concertazione con il governo regionale e fa un appello ai fornitori di DPI

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“Noi dentisti in Sicilia siamo ancora in Fase 1”. Non ha problemi di fuso orario Andrea Cannavò quando commenta con amarezza lo stato dell’arte nella sua regione che fatica a ripartire anche sul versante odontoiatrico.

“Nonostante siamo riusciti tutti a contenere la pandemia sul nostro territorio – commenta il Presidente ANDI Sicilia – oggi sento colleghi dell’Emilia Romagna e del Veneto che mi raccontano di riattivazione effettiva dei loro ambulatori, mentre noi siamo bloccati dall’incertezza normativa e dalle speculazioni dei fornitori”.

Al centro del contendere l’ordinanza contingibile e urgente numero 18 del 30 aprile scorso firmata dal Presidente Musumeci: l’articolo 14 richiama letteralmente la “specialistica ambulatoriale e attività extramurarie”.

“Il Presidente, l’Assessore alla Salute ed il Dasoe (Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico ndr) non fanno alcun riferimento a noi camici bianchi liberi professionisti, ma solo al dipendente ospedaliero per l’esercizio della sua attività extramoenia”.

Si tratta di una dimenticanza “una tantum” in un momento di emergenza?

“Ci tengo a precisare un punto – continua il Presidente regionale ANDI – sono profondamente dispiaciuto per l’episodio intimidatorio di cui è stato vittima l’assessore Ruggero Razza (https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020/05/04/lettera-minacce-morte-a-assessore-razza_6339ed49-b909-4aab-bedc-d154e02111f3.html)
e condanno fermamente ogni atteggiamento contrario alla legge. Va registrato altresì che sin da aprile con un’altra disposizione amministrativa la Regione Sicilia consentiva test sierologici gratuiti al personale sanitario degli ospedali, (oltre che a quello della grande distribuzione organizzata), dimenticandosi anche in questa circostanza di noi liberi professionisti medici che, per gli stessi test, invece, dobbiamo provvedere di tasca nostra. Si tratta di un mancato riconoscimento per quanti, anche in pieno lockdown, lavorando sulle emergenze, hanno evitato che pazienti arrivassero direttamente nel pronto soccorso con il rischio di contagiare o contagiarsi”.

Cosa chiede in concreto al governo regionale?

“Serve chiarezza subito con l’istituzione di un tavolo di concertazione permanente tra la Regione e le nostre rappresentanze sindacali (ANDI conta quasi 1400 unità)”

Se all’incertezza normativa si aggiungono le speculazioni economiche…

“I prezzi dei DPI nella nostra regione stanno raggiungendo livelli stratosferici: si sono quintuplicati. Non abbiamo intenzione di ricaricare questa spesa sui pazienti: penso sia un meccanismo folle e per nulla rispettoso di un’emergenza simile. Siamo consapevoli del sacrificio economico che ci aspetta per la nuova normalità, ma deve essere un sacrificio condiviso da tutti gli attori del sistema senza che ci sia qualcuno che speculi”.

Qual è il messaggio che rivolge ai fornitori?

“Faccio un appello ai fornitori per calmierare i prezzi anzitutto nel rispetto dei pazienti prima che di noi dentisti: altrimenti si rischia di non ripartire. Mascherine, camici monouso e guanti con i prezzi attuali incideranno terribilmente sul nuovo bilancio economico degli ambulatori: non certo sul nostro modus operandi, visto che noi dentisti abbiamo sempre lavorato con il credo della preservazione da infezione”.