Ricerca universitaria conferma sicurezza negli studi dentistici. Ghirlanda ANDI: “Sicurezza sì, sovrastrutture no.”

L’Associazione Nazionale Dentisti Italiani e la SISOPD (Società Italiana Stomatologia Odontoiatria Protesi Dentaria), nella consapevolezza di una chiara mancanza di certezze scientifiche sul tema del rapporto fra odontoiatria e COVID 19, hanno richiesto alle Università di Ferrara e di Milano di sviluppare uno studio relativo al  rischio di trasmissione del Coronavirus negli studi odontoiatrici. Al termine della ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Oral Disease, ANDI e SISOPD sono in grado di presentare e commentare i risultati e di definire i percorsi da seguire nei prossimi mesi.

Carlo Ghirlanda, Presidente nazionale ANDI: “SISOPD e ANDI hanno fortemente creduto nel valore della ricerca su questo tema, ognuna per le prerogative culturali e sindacali di competenza e devono essere orgogliose dell’approfondimento di conoscenze che il nostro Paese, primo al mondo, ha realizzato sull’argomento. Il tema della sicurezza è nel DNA degli Odontoiatri, ma essa deve coniugare efficacia al contemporaneo rispetto di procedure che non siano sovrastrutturate o esageratamente onerose per il professionista. Questa ricerca dimostra che ciò è possibile.”

Il valore delle procedure di sicurezza messe in atto da parte degli Odontoiatri e del personale ausiliario dello studio, come definite dal Comitato Tecnico Scientifico odontoiatrico ministeriale coordinato dal Professor Enrico Gherlone, è testimoniato dai  reports di INAIL sulle denunce di infortunio dei dipendenti degli studi odontoiatrici (nessuna denuncia alla data dell’ultimo report pubblicato e riferito a ottobre 2020). Dati che confermano che le attenzioni alla sicurezza che caratterizzano gli studi dentistici, anche in epoca Coronavirus, sono assolute e costantemente applicate.

Questa analisi rappresenta un risultato estremamente importante per l’ambito odontoiatrico. Il riconoscimento del valore scientifico dello studio da noi supportato è internazionale, – commenta Gaetano Ciancio, Presidente della Società Italiana di Stomatologia, Odontoiatria e Protesi Dentaria (SISOPD) – Con esso abbiamo ottenuto un fondamentale contributo di validazione oggettiva dei  comportamenti di precauzione e prevenzione nelle scelte e nell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza individuale (DPI) utilizzati negli studi dentistici”.

Autori dell’imponente processo di consultazioni sono stati: Lamberto Manzoli, Professore di Epidemiologia, Sanità Pubblica, Organizzazione Sanitaria e Igiene e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Ferrara; Andrei Cristian Ionescu, docente, ed Eugenio Brambilla, Professore associato presso il Dipartimento di Scienze Biomediche all’Università La Statale di Milano; Giovanna Orsini, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Specialistiche ed Odontostomatologiche dell’Università Politecnica delle Marche; Valentina Gentili e Roberta Rizzo, docenti presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’Università di Ferrara.

Sulla base delle verifiche effettuate utilizzando campioni di Coronavirus umano (229E, ATCC® VR-740) all’interno di una camera sterile pressurizzata appositamente progettata e costruita, contenente due manichini che simulavano paziente e Odontoiatra, posto che le rilevazioni hanno mostrato risultati coerenti, ripetuti e omogenei e considerando gli inevitabili limiti connessi alla trasferibilità sul campo, in relazione a distanza e durata degli interventi, se da un lato è stata confermata l’importanza di ricambio dei dispositivi di protezione individuale dopo l’assistenza di ogni paziente, dall’altro lato è emerso che, indossando mascherina chirurgica (a 3 strati) e visiera (shield) di protezione del viso, la carica virale rilevata sulla bocca dell’Odontoiatra scende al di sotto del limite rilevabile, indicando che il rischio di contagio da aerosol, in queste condizioni, viene ridotto drasticamente.

In questa combinazione, non è emerso alcun vantaggio significativo nell’uso di FFP2 o FFP3 rispetto alle mascherine chirurgiche.