Vaccinazione in corso per Odontoiatri e personale di studio nella provincia di Padova

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L’unica incognita sul completamento del piano vaccinale per dentisti e personale di studio nella provincia padovana è legata alle scorte di vaccino a disposizione. Lo conferma il Vicepresidente nazionale e consigliere ANDI Padova, Ferruccio Berto, che conferma che le vaccinazioni stiano procedendo da ormai una settimana per il comparto odontoiatrico.

Dottor Berto, un suo commento sullo scenario dei vaccini nella vostra provincia per il settore odontoiatrico.

Nella provincia di Padova hanno cominciato lunedì 8 febbraio a vaccinare con la prima dose i dentisti, personale di studio compreso, con la contestuale conferma della prenotazione per la seconda dose. L’unico problema, nelle prossime settimane, potrebbe riguardare la disponibilità dei vaccini.

Un suo commento sulle misure di sicurezza e sui protocolli all’interno degli studi odontoiatrici. Come odontoiatra privato cosa proporrebbe? Quali modifiche attuerebbe?

Le protezioni che utilizziamo sono decisamente adeguate, al momento. Nei prossimi mesi faremo sicuramente delle rivalutazioni, quando ci saranno i primi dati sulla cosiddetta immunità di gregge. Ciò che mi sento di ricordare ai miei colleghi è che, nonostante il vaccino, ognuno deve continuare ad avere la prudenza necessaria. L’essere vaccinato non vuol dire essere esente dall’utilizzo di protezioni.

In che modo la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sulla capacità di fornire assistenza?

Noi Odontoiatri, durante il lockdown, per un motivo di responsabilità abbiamo deciso di effettuare solo le prestazioni urgenti, tenendo comunque gli studi aperti, rendendo così un duplice servizio: essendo fondamentale che in quel periodo la circolazione fosse ridotta al minimo, per limitare in ogni modo la propagazione del contagio, la capillarità territoriale degli studi dentistici ha consentito, in primo luogo, di garantire ai pazienti con problemi odontoiatrici urgenti e non differibili un supporto nelle immediate vicinanze di casa, evitando, inoltre, un ulteriore aggravio di accessi ai pronto soccorso degli ospedali, già pesantemente oberati dalla situazione che in tutta Italia si stava vivendo. Noi, dunque, non abbiamo mai chiuso, anche grazie all’osservanza di un livello di sicurezza molto alto.

Finita questa fase, abbiamo ripreso a un’attività più normale, ma nel corso di questi mesi abbiamo riscontrato, purtroppo, un drastico calo delle attività di prevenzione. Infatti, molti pazienti, per motivi di spostamento, economici o di timore, hanno procrastinato situazioni che, con il passare del tempo, sono peggiorate.

C’è stato sicuramente un aumento dell’uso di antibiotici, a volte unica opzione, dopo un consulto per via telematica o telefonica. La conseguenza è stata che oggi nei pazienti riscontriamo una situazione più emergenziale che preventiva, proprio a causa del ritardato intervento. A questo si aggiunge una condizione economica spesso peggiorata che, di conseguenza, induce un maggior numero di pazienti a venire in studio solo quando il dolore non è più sopportabile e la situazione è ormai compromessa.